Dalla sua biografia vedo che lei ha lavorato come attrice con Leonardo di Caprio,
John Turturro, ed è stata compagna di studi di Joseph Fiennes, Ewan MacGregor
Daniel Craig, Damien Lewis e tanti altri. Com’è arrivata alla pittura?
Sono nata a Positano da una madre australiana e un padre partenopeo-siciliano.
Sono cresciuta in mezzo a poeti, pittori e artisti di ogni genere, Franco Zefirelli,
Eduardo de Filippo, Tenesse Williams, Gregory Corso, Eduardo Arroyo, con la
ferma convinzione che sarei stata un’attrice. Ho studiato a Londra a Guildhall,
una della più prestigiose scuole di recitazione. Ho fatto tanto teatro, televisione.
Ho girato dei film, tra i quali “Secret Passage” con Turturro e “Gangs of New
York” di Scorsese con Di Caprio e Cameron Diaz. Ma anche come attrice ero
affascinata dalla capacità trasfiguratrice di uno sguardo. Un evento, un luogo,
una persona, possono essere percepiti da infiniti occhi in infiniti modi, ma lo
sguardo “creativo” della realtà è sempre poetico. La realtà si esprime comunque
in un linguaggio poetico. E la pittura è, secondo me, una delle forme d’arte che
riesce meglio a cogliere e a fissare questo punto di confine tra sogno e realtà.
Cosa l’ha colpita di D’Annunzio?
La sua attenzione quasi maniacale alla mitologia, all’archetipo. La capacità di
trasformare (come un alchimista) l’esperienza di vita, in espressione artistica
“fisica”, materica. La sua capacità di “essere” opera d’arte, come diceva Oscar
Wilde. Per questo ho intitolato la mia mostra “La musica occulta che era in lei”.
Una frase tratta da “Il Fuoco”.
Quindi ora niente più cinema?
Non ho mai smesso di occuparmi anche di teatro, di cinema. Continuo sempre a
scrivere, soprattutto i miei sogni. Sono la mia principale fonte di ispirazione.